Che poi… si scrive triathleti o triatleti, boh.. 3 anni che faccio questo sport e non ho ancora capito, però l’OpenOffice ha triatleti nel dizionario, il T9 del mio cellulare idem, e sinceramente, in lingua italiana ha più senso, almeno quando lo si scrive…
Non voglio raccontare storie di eccezionale clamore, di persone che superano malattie grazie al triathlon, che cambiano vita, che si servono di questo sport per tornare in forze dopo traumi psicologici tipo divorzi. Anche se esistono e andrebbero visitate.
Non raccontare storie, dicevo, voglio solo trasmettere un po’ del nostro spirito sportivo e stile di vita. Quando non diventa malattia…
E allora con rigore cronistico vorrei precisare che tra i triatleti ci sono vigorosi individui con splendide doti sportive, ma anche dei pazzi che per fare dieci secondi in meno in una gara si allenerebbero un mese di seguito, giorno e notte. E spesso è difficile distinguerli.
Si incontra sempre una buona prevalenza di bugiardi, che ti raccontano di performance straordinarie fatte in gara o in allenamento, ma rigorosamente lontano da testimoni, e che oggi: << non so com’è ho le gambe che non girano, ho male qui e li/non sto molto bene >>.
Oltre alle bugie da prestazione, ci sono anche le bugie da falsa modestia: << non mi sono mai allenato perchè… >>. I falsi modesti poi, si dividono in:
* ’modesti pregara’ – quelli che: << ah oggi proprio guarda non è giornata, non mi sono mai allenato, ho avuto 1000 malattie diverse quest’ultima settimana, non so neanche se arrivo >> oppure quelli che: << sicuramente vai piu forte di me, parti pure davanti non preoccuparti>> e poi, puntualmente, ti passano.
* ’modesti da allenamento’ – quelli che: << come sono stanco oggi (mi fa male il ginocchio il piede, l’avambraccio, la spalla…) … io vado piano, vai avanti tu >> e poi, puntualmente, ti passano. Si, anche in allenamento…
Ricordo anche che fra i triatleti è alta la percentuale di narcisisti, e che ci sono donne, che dalla compattezza e definizione del proprio tono muscolare fanno dipendere l’andamento della giornata.
I drogati del triathlon, poi, sono la quasi totalità: chi abbandonerebbe un soffice piumone in pieno inverno per andare a sgranchirsi le gambe nella nebbia, fare una pedalata imbacuccati come befane, con 2 gradi di temperatura, se non fosse un po’ dipendente dalle endorfine? Chi si porrebbe il problema se andare con gli amici a snowboardare o fare una corsa lunga lenta di 15 chilometri sottozero, d’inverno, un giro nella città più distante (80 km minimo, in bici ovviamente) al posto di andare al mare d’estate. Oppure al mare ci si va in bici da corsa, poi ci si fa magari una nuotatina (giusto per variare…) e poi si ritorna, sempre in bici. Chi farebbe tutto questo, se non fosse un po’ svitato? Chi sottrarrebbe tempo alle persone che ama se non avesse un pizzico di (sano?) egoismo?
Premesso questo, e se ancora non avete chiuso il browser per correre a dire di smettere a tutti i triatleti che conoscete, e a dargli degli ’sfigati’ che pensano solo al triathlon nella vita ( i casi disperati esistono sempre, ma tra le cause non vi è certamente il triathlon…).. Ecco se siete ancora qui è perché state aspettando di sentire qualcosa di eccitante sul triathlon, state attendendo qualcosa che vi faccia innamorare del triathlon, o che vi faccia dire: << voglio provarci! >>.
Ecco, allora pensate ad uno sport che vi fa stare sempre all’aria aperta. Che vi fa stare sempre in compagnia (eh si, sembra uno sport individuale, ma e’ il gruppo che conta: negli allenamenti per le ’ciaccole’, durante le gare per sostegno reciproco e strategie di gara).
Correre d’inverno al freddo e al gelo, e non sentirlo mai perché il calore umano generato dai tuoi compagni che corrono con te crea un plasma di calore che si muove col gruppo… E allora corri e chiacchieri al calduccio, mentre tutto intorno gela, mentre il tuo corpo si migliora. Correre d’estate, in primavera per i più bei sentieri verdi, respirare aria sana. Migliorare se stessi, fare fatica. Avere la soddisfazione di aver finito l’allenamento. Sono cose piccole, impalpapili. Ma anche difficili da raccontare, trasmettere. Guardare il cardio: battito nella norma, e tempo minore della settimana scorsa. Ma ho fatto la stessa strada! Mitico!
Vogliamo parlare dei giri in bici con il gruppo? La strada che scorre sotto le ruote, le battute e le risa di chi oggi: << non ho voglia di fare niente…>> e le urla di chi da i tempi per i cambi: << dai pippa, muoviti >>…<< Oh miseria non si può nemmeno essere stanchi ogni tanto…>> I paesaggi che si susseguono, i pensieri che vanno. Se sei incazzato per qualcosa, o con qualcuno, assicurato: un giro in bici ti fa dimenticare tutto. Altro che sport indoor: spinning, aerobica, fitness… Niente di paragonabile. Le auto dei soliti incazzati con i ciclisti che suonano.. Ma siamo triatleti, noi.
Nuoto… Qualcuno saprebbe trovare qualche difetto al nuoto? Mmm un pochino noioso fare su e giù sempre nella stessa vasca. Ma siamo triatleti: non ci annoiamo mai. Simulazione di partenza gara: tutti ammassati in una corsia. Uno, due, tre, via! Una serie infinite di botte per arrivare al giro di boa (di solito il povero sfigato che viene scelto per fare la boa se ne torna a casa martoriato!), e ritorno.
A parte queste ’perle’ da allenamento…
Unite tutto ciò che avete letto fin’ora ad un sana voglia di competizione: le gare. L’adrenalina che scorre prima di una partenza, l’acqua d’un lago o del mare che ti aspetta. La ressa alla partenza, e poi: via! Nuota! Spazio, spazio siamo tutti ammassati. Occhio alle botte, a chi ti tira i piedi, sgomita… Respira! Nuota. il gruppo si allunga. Nuota. Ora un po’ di tranquillità. Dai vedo la prima boa! Nuota, nuota nuota. Altre boe (a seconda della gara). Vedi il punto d’uscita dall’acqua. Nuota! altra ressa di gente che cerca di uscire più in fretta di te! La situazione ritorna verticale, oh la gravità, me l’ero dimenticata! Quasi ti gira la testa. Ma devi correre alla zona cambio. Se hai la muta, te la sfili correndo.
Zona cambio: dov’è la mia bici? Eccola! Indossi casco, pettorale, giralo sulla schiena! Esci dalla zona cambio scalzo, le scarpette sono già montate, e monti in bici al volo!
Via! Pedala!, prendi un gruppo. Trova il tempo di calzare al volo le scarpette. Pedala. Bevi qualcosa. Gustati il paesaggio, di solito monti, laghi, lungomare… Il pubblico che ti incita. Le ragazze che prendono il sole: carineeeeeeee! Pedala!
Arriva la seconda transizione. Togliti al volo le scarpette. Smonta dalla bici prima della linea d’entrata della zona cambio, altrimenti ti squalificano. Corri tenendo la bici dalla sella. Dov’è la mia postazione ? Eccola! Parcheggia la bici, togliti il casco. In questa sequenza altrimenti ti squalificano. Calza le scarpe. Via!
Girati il pettorale di fronte. Corri! Tieni duro, il pubblico ti da una mano. Ti grida. Ti batte le mani. E poi la gioia, la soddisfazione dell’arrivo. Lo speaker che urla il tuo nome (anche se non sei arrivato primo!). Musica. Acqua e cibo a volontà!
E poi, festa! Ma prima (siamo dei fissati) chiedi a tutti che tempo hanno fatto, se sono arrivati prima di te… etc etc…
Ricordati che:
* Ad ogni partenza: questa e’ l’ultima che faccio, basta basta!
* All’arrivo: settimana prossima che gara c’è???
Siamo dei pazzi, si. Dei pazzi che si vogliono tremendamente bene e che si vogliono divertire. Il prezzo da pagare (la fatica), non ci pesa. Il fatto è che noi triatleti e lo posso dire con cognizione di causa, visto che sono un ’consumatore’ di triathlon da 3 anni oramai, siamo persone normali, come tutte le altre (e quindi narcisisti, egoisti, svitati, ma soprattutto drogati). Solo, stiamo tendenzialmente (molto) meglio.
Maurizio Tessarotto.