FINISHER di Massimo D’antonio
ultimi 50 metri di corsa, due ali di folla impazzita che canta, balla e fa la ola. mani che si protendono in cerca di un cinque , apro le braccia nella speranza di poterli toccare tutti per questo sogno che mi stanno regalando. Eccolo, meno di dieci metri, mi fermo, mi volto indietro e faccio un inchino; esplosione di applausi ed incitamenti, lo speaker annuncia Masimoooo from Italy. ritorno sui miei passi, indice della mano destra che dalle labbra va al cielo. guardo la medaglia che una delle tante meravigliose ragazze dell’organizzazione mi ha appena messo al collo senza che nemmeno me ne rendessi conto. Ho sempre saputo di essere emotivo, ma credo che oggi sia impossibile trattenere una lacrima di gioia. La ragazza che mi ha preso in consegna per accompagnarmi nell’area riservata agli atleti mi sta parlando, ma il mio sguardo inebetito la fa desistere. Un idiota mi chiede se sono stanco, la ragazza mi dice che c’è il medico. Ho solo voglia di abbracciare la mia famiglia che è a 1500 km di distanza. un telefono; datemi un telefono! Ma cominciamo dall’inizio. Credo che nel ricordo di tutti sia ancora vivo quel 14/09/2003 a Nizza. In quella occasione avevo pubblicamente e solennemente declamato che mai pi mi sarei cimentato in sforzi del genere: la fatica dei 30 km di corsa mi avevano reso incline al credo ciabattofilo benchè traversato l’arco d’ arrivo ostentassi un certo contegno. In realtà con il trascorrere dei minuti andavo maturando quello che poi sarebbe diventato il tarlo della primavera 2004: Ironman. 11/07/2004. Francoforte ore 04.00. Il pettorale il 5-69 e mai numero mi fu pi attagliato. Credo di essere stato l’unico ad aver dormito; gli altri penso abbiano avuto il tempo per contare tutto il parco ovino del pianeta, ma di sonnecchiare non c’è stato verso! Diego, Agostino, Virna, Daniela, Giovanni, Ugo, Fabio& Carletto? Credo che ormai le mie gare non abbiano pi un senso se non c’è lui. E si rinnova la sfida anche se ci sono segnali premonitori che depongono a suo favore: l’ abbigliamento Hawaiano sfoggiato una settimana prima in occasione della pizzata per definire gli ultimi dettagli della trasferta in terra alemanna. Che abbia giࠩn tasca il biglietto aereo per Kona? Colazione e via verso la zona cambio pensando a quanto tempo abbiamo trascorso assieme ad allenarci, soffrire, far soffrire, scherzare, insultarci. Oggi no, tutti muti, ognuno di noi sarà solo con se stesso pur sapendo che da qualche parte c ualcuno che sta pensando a te. Ricevere 37 SMS alle 6 di mattina credo che sia il modo pi euforico per cominciare la giornata anche se siamo tutti molto tesi infatti, da un punto di vista meteo, il tempo non ertamente estivo. Le previsioni parlano di pioggia, vento molto forte e la temperatura massima dovrebbe essere di 17/18 gradi. Tutto ci disorienta; diciamo tutto ed il contrario di tutto; io faccio la frazione di bici con la divisa estiva ed i manicotti. No anzi, la faccio con quella invernale. Forse meglio se mi tengo la maglia da bici sotto la muta e poi; beh senti, porto tutto in zona cambio e poi decido. Si parte! 2000 atleti fasciati nelle loro mute nere sembrano tanti diabolik in attesa dello sparo che arriva in ritardo rispetto la tabella di marcia. Impensabile azzardare un ritmo, una traiettoria; Pugni, sberle, tallonate in faccia; di tutto. Con la mia proverbiale tranquillit࠭i metto in scia al branco di sardine che mi precede. Continuo a ripetermi: ; calmo ;calmo , ma le corde della racchetta da tennis di mia figlia Rossella al cospetto assomigliano pi ad un retino per le farfalle. Esco dal lago in 1h10 . Va bene! Zona cambio. La bici i che mi aspetta da un po, la raggiungo, la spingo fino all ; uscita dell ;area e finalmente salgo in sella. Il tempo di percorrere 30Km e comincio a stramaledire Tony: in 3 mesi non siamo riusciti a strappargli una descrizione sommaria del percorso ciclistico. E finalmente la prima discesa. Non termino la frase che mi ritrovo per terra. Fortunatamente la velocità era modesta, ma soprattutto grazie ai guantini, che non volevo nemmeno mettere, mi sono salvato le mani. Del resto sono conterraneo di Muzio Scevola, che di cura delle mani se ne intendeva. Mi rialzo e incrocio lo sguardo preoccupato del pubblico che i ammutolito, ma che sembra aver colto ogni sfumatura, diciamo folkloristica, delle mie innumerevoli imprecazioni ;.credo di non averne dimenticata nemmeno una. Spero solo che la caduta non abbia procurato danni meccanici. Attraverso un borgo medioevale con una leggera salita e fondo stradale in pavè. Sembra di essere in una delle tappe di montagna del giro d Italia con la folla che chiude il percorso e si scansa all; ultimo istante; fischietti, campanacci, trombette; l’istinto mi dice che devo alzarmi dalla sella; mi sento un idolo delle folle ;ma gi ࠱50 metri dopo i pensieri sono diversi. Ad ogni modo non vedo l;ora di fare il secondo dei due giri previsti per rivivere l;esperienza. Verso l80 Km si ripete la scena: altra salita con altrettanta folla. Baccano infernale, non capisco pi nulla ..al n piedi sui pedali. Arrivo in cima alla salita senza nemmeno rendermene conto; ho la pelle doca . Mi ci vorranno una decina di chilometri per riprendermi. Sto ricevendo una lezione di vita da un popolo molto pi evoluto di noi. Ne ho girati di posti e solo alla maratona di New York avevo visto qualcosa di simile. La variabilitࠤel tempo ha fatto si che molti se ne siano stati a casa, ma tanti, veramente tanti (si dice 300 mila spettatori), erano in strada a trascorrere una domenica di festa e non a lamentarsi per una chiusura TOTALE del traffico. Ogni paesino che attraverso si rganizzato al meglio per supportarci, chi con uno stereo ad alto volume, chi con le trombette, i campanacci ;. Il vento si alza e cominciano i problemi; spingo, ma ho il terrore di non averne pi. Non posso vanificare tanti mesi di sacrificio e allora metto da parte la civetteria del riscontro cronometrico. fatta. Chiusa la frazione ciclistica in 5h55;. Secondo problema della giornata archiviato; il primo era la frazione di nuoto. Siamo alla resa dei conti: la maratona. Ho giࠥspresso le mie considerazioni su Filippide e quindi non mi ripeter��a gioia di aver depositato la bici nella rastrelliera non fa binomio con il passo rigido da robottino che evoca esattamente la mia corsa affidata alle sole componenti periferiche muscolari. Mi impegno a non guardare i cartelli con le indicazioni dei Km percorsi per non peggiorare la percezione della mia stanchezza e cos ure rifiuto di guardare l;orologio. Devo evitare in tutti i modi di passare dal limbo ;sono stanco, ma vado; al ;non ce la faccio pi e mi fermo;. L;importante non on cadere mai, ma sapere come rialzarsi. E; da un po; di tempo che vado maturando un sogno che spero di realizzare oggi. Non voglio solo finire la gara. Di pi. Voglio provare a gestire la crisi. Prima di partire mi avevano detto: ;rilassati che prima o poi arriva. E stai sicuro che arriva;. Sono qui che la attendo per viverla non come limprevisto che vanifica la pretesa di correre tutte le gare senza nemmeno provare un minimo di sforzo, piuttosto come un fatto inevitabile e del tutto normale. Mi continuo a ripetere ;credici, ce la puoi fare;, ;corri tranquillo, sciolto, ma non fermarti mai;. Grazie al tracciato della la frazione podistica che si dipana lungo le sponde del fiume Meno (3 giri da 14 Km) realizzo pian piano che tutto sommato sto facendo una gara non male; davanti a me giovanni e Daniela. Dietro, in netta rimonta, intravedo Fabio, Agostino e Virna. Fabio in poco tempo mi raggiunge e passa con in testa solo il tempo da battere e precisamente quell;11h16 totalizzato dalla squadra F che grinta. Che onore incrociare Stefan Holzner, Nina Kraft, Tim DeBoom, Peter Reid, Jurgen Zack; nomi che per il 99,99% delle persone non dicono assolutamente nulla. Con Agostino facciamo insieme tutto il secondo giro, il ringhio di Virna pochi chilometri, ma non mi rassegno. Nel frattempo il pubblico empre l chiamarti per nome ad ogni tuo passaggio; ormai dopo 6 passate li conosco quasi tutti. E mi chiedo chi glielo fa fare; sarebbero potuti andare al cinema, in montagna, ovunque. E invece sono qui a tifare non solo per i loro connazionali, sono l er tutti e guai se non ci fossero stati. Terzo giro. Sto bene provo ad allungare leggermente la falcata;crampi&;tranquillo ;non mollare;. Finalmente il cartello con ;indicazione del 40 km ; mi ricompngo; dentro di me parte la solita marcetta finale; questa vota seleziono l;inno di Mameli; mani al cielo, sorriso di circostanza per le foto di rito, ;. Il resto lo conoscete giSono da poco passate le 19:00: Quindi Ironman archiviato in 11h43; per percorrere 3,8 km di nuoto, 180 Km di bici e 42,195 Km di corsa. Chi, prendendomi in giro, mi anticipava un risultato del genere ha ricevuto in cambio un vaffanculo che non voleva essere scaramantico, ma solamente la consapevolezza dei propri limiti. Nel frattempo ne sono accadute di cose nel mondo. Ma chi te lo fa fare? Non lo so, ma adesso smettete di spappolarmi le palle con questa domanda idiota. Lo faccio e basta;e sebbene sfinito sono proprio contento di averlo fatto; aver attraversato quella riga con scritto finish mi ha emozionato e il ricordo delle scariche di adrenalina pura mi accompagneranno nei giorni futuri. Cosa? La sfida? Quale sfida? Carletto? Ah. Non cai stata sfida tra me e lui, ma solo una sana e irrefrenabile voglia di prenderci in giro. Entrambi abbiamo centrato l;obiettivo, gi࠰erchui contava arrivare alla fine..provate per credere. Comunque il giovanotto non va a Kona e già uned attina assato al mercatino delle pulci di Francoforte per mettere in vendita la divisa hawaiana. Tutti e 9 abbiamo concluso la prova; come sempre c; hi elice e chi lo i meno. Grazie a Paolo per avermi seguito. Grazie alla mia famiglia per avermi sopportato. Grazie al Padova Triathlon per aver permesso che tutto ciò accadesse. Ora tocca a voi! E adesso? Per mesi ho organizzato ogni mia giornata in funzione degli allenamenti facendoli diventare parte integrante della mia esistenza, talvolta addirittura una religione se non una vera e propria ragione di vita& una schiavit. Ho perso di vista la motivazione che mi avevano indotto a indossare un costume, calzare le scarpe da bici e poi da corsa, trasformando gli allenamenti da benefica attivitࠣomplementare a pratica fine a se stessa. Debbo fermarmi e riprendere la rotta. Ma voi ci credete? Io nemmeno e l;anno prossimo replicherò